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Storia del Museo

INTRODUZIONE

Carlo Venturini, pochi anni prima della morte, nel 1881, acquistò in Massa Lombarda una casa con l’intento di costituirvi una piccola biblioteca e un museo per collocarvi “pochi libri, oltre tremila circa per una incipiente biblioteca, ed alcuni oggetti appartenenti alla Storia Naturale, all’Archeologia, alla Numismatica, alla Pittura e diversi lavori d’arte”.

Egli donò tutto quanto al suo comune: “con la speranza sia gradito, e serva d’incitamento all’altrui beneficenza e di esempio ai paesani, affinché un giorno, biblioteca e museo aumentando convenevolmente per la loro generosità possano essere di utile alla studiosa gioventù di onore e di decoro alla comune patria carissima”.

Appare quindi evidente la finalità educativa e filantropica che mosse il collezionista, il cui patrimonio, unito ad una biblioteca, doveva costituire occasione di studio per i concittadini e rappresentare elemento di decoro per la città, negli anni in cui in molti comuni nascevano istituti civici destinati alla conservazione del patrimonio storico e artistico.

Il fenomeno più tipico degli anni della restaurazione è costituito dal formarsi del museo civico. Il museo ottocentesco italiano nasce dall’esigenza di salvaguardare, salvandoli dalla dispersione, quegli oggetti d’arte che le soppressioni monastiche del periodo napoleonico avevano rimosso dalle sedi originarie. Tale operazione venne condotta dalle singole amministrazioni civiche intese a salvaguardare il patrimonio artistico locale. Dopo la restaurazione il Museo Civico diventò un fatto culturale di complesse implicazioni: attualmente infatti la conservazione del patrimonio culturale artistico italiano è affidata non solo ai grandi musei nazionali ma anche ad una fitta rete di musei civici, molti dei quali ancora di origine ottocentesca.

Se l’iniziativa della costituzione dei singoli musei civici spettò alle amministrazioni locali, ciò non toglie che talvolta l’occasione sia stata data da lasciti o da donazioni fatte da privati ai comuni.

Nei donatori affiorò sempre di più la coscienza di compiere un dovere civico nel garantire alla comunità la fruizione di un patrimonio artistico prezioso per la sua crescita culturale. C’era inoltre la consapevolezza che l’unico modo per evitare che le collezioni andassero irrimediabilmente perdute o frazionate era quello di affidarle alle istituzioni pubbliche caricandole dell’obbligo di conservarle ed esporle.

E’ necessario però porre l’accento su un concetto di museo allargato a fenomeni dimenticati come il meraviglioso, la curiosità, la magia, oggetti dei quali in realtà non si era perduto completamente il filo nelle collezioni enciclopediche ottocentesche che toccavano materiali eterogenei, dalle scienze naturali all’etnografia, alla tecnica per scopi educativi. Nella seconda metà dell’Ottocento si affermò un collezionismo eclettico che riportò all’attenzione categorie di oggetti che il museo settecentesco aveva lasciato da parte come non attuali.

Basta percorrere il catalogo di una collezione di questi anni, ad esempio quello del Museo Correr di Venezia o del Museo Poldi Pezzoli di Milano, per ritrovare l’orizzonte complesso di una collezione eterogenea. Insieme alle opere d’arte cosiddetta maggiore, si elencano mobili, stoffe, arazzi, armi, bronzi, porcellane e maioliche, oreficerie e smalti, vetri, terrecotte, marmi e gessi e una miscellanea che comprende cofanetti in tartaruga con ornamenti in argento e oro, conchiglie guarnite in argento, bassorilievi in legno intagliato ecc.

Quanto ai contenitori i nuovi musei civici vennero sistemati o nelle sedi municipali, talvolta nelle dimore dei collezionisti, oppure in illustri palazzi appositamente donati o per questo fine acquistati o in edifici già appartenenti a corporazioni religiose soppresse.

La sede del museo/biblioteca di Venturini era una casa a due piani con un cortile interno, nell’attuale via Gian Battista. Bassi, a Massa Lombarda.

Il testamento e l’atto di donazione del 1873 stabilivano che il Comune di Massa Lombarda diventasse unico erede dell’intero patrimonio costituito appunto dalla casa con tutto il contenuto di libri ed oggetti e da un capitale di circa 50.000 lire. Venturini chiese in cambio che venisse creata un’istituzione di beneficenza finanziata dagli interessi del capitale.

Infatti nel 1893 nacque “l’Opera Pia Beneficenza Venturini” che avrebbe svolto la propria funzione per molti anni e che sarebbe stata poi sciolta nel1967.

L’arricchirsi progressivo della raccolta, che fra il 1870 e il 1880 registrò un continuo arrivo di oggetti, dovette imporre ad un certo momento il problema di un ordinamento che assumesse l’aspetto di un vero e proprio “museo”.

Si può dedurre l’ idea di Museo del collezionista massese leggendo i manoscritti che ci ha lasciato, i cataloghi librari, i repertori e l’inventario e dall’arredamento che aveva allestito nella casa, acquistata con l’unico scopo di farla sede di raccolta.

E’ evidente lo sforzo tassonomico nel suddividere in classi tutto ciò che possiede, sia gli oggetti che i libri, e nel trovare ad ogni oggetto il posto giusto.

Egli prevede la sistemazione della collezione in vetrine, casse, cassettiere, scaffali secondo schemi decorativi e simmetrici, con un gusto pittoresco da salotto borghese, rimarcato ulteriormente nelle stanze del museo ove su mensole e scaffali apparivano disposti busti e ritratti, mentre armi ed onorificenze appese alle pareti erano disposte simmetricamente. Inoltre era costantemente richiamato il decoro e il rispetto dovuto al luogo dedicato alla cultura e alla scienza attraverso avvisi in bella grafia che si armonizzavano con il resto dell’arredo.

In stretto collegamento con il museo ed ospitata in una stanza allo stesso piano egli aveva sistemato la biblioteca personale.

Chiunque entrasse nella Casa Museo e Biblioteca non poteva che ammirare la personalità del collezionista, riconoscibile negli oggetti, negli arredi, nella disposizione di tutto il materiale, compresi i libri.

Per alcune decine d’anni dalla morte, il Museo e la Biblioteca nella casa di via Bassi rimasero aperti al pubblico.

Nel manoscritto “Gli uomini più distinti di Massa Lombarda” del Maestro Luigi Quadri è scritto: “Moriva il Dr. Carlo Venturini in Massa Lombarda il 7 novembre 1886 lasciando pure al Comune la sua casa, in via G. B. Bassi, ora sede del museo, della biblioteca e della piccola pinacoteca”. E ciò è stato scritto nel 1916.

Una prima modifica alla struttura originaria fu il trasferimento, in data successiva alla morte di Venturini, della Biblioteca popolare circolante di proprietà comunale nella casa di via Bassi.

La Biblioteca popolare circolante, sorta nel 1881 come emanazione della locale Società Operaia di Mutuo Soccorso, era amministrata dalla Società Operaia e dall’Amministrazione Comunale; gran parte dei libri apparteneva al Municipio.

Nel 1932/33 con l’obiettivo principale, rimasto poi sulla carta, di dare anche una nuova sede al Museo Venturini, fu costruito in via Zaganelli un fabbricato, pagato in gran parte con £ 90.000 dell’Opera Pia Venturini, che diventò sede della Gioventù Italiana del Littorio (G.I.L.), edificio ancora esistente al giorno d’oggi come Centro Giovani, di proprietà comunale.

Si hanno notizie solamente intorno agli anni ’30 del Novecento del Museo e della Biblioteca che nella loro sede originaria diventarono inaccessibili al pubblico; la biblioteca (1936) venne trasferita nei locali delle Opere Pie, le vetrine e gli oggetti furono ammassati in una unica stanza al I piano.

Nel 1951, in occasione di una mostra storico – artistica che l’Amministrazione Comunale intendeva allestire, fu redatto un inventario del nucleo archeologico a cura del Professor G. A. Mansuelli, rappresentante della Soprintendenza alle Antichità.

Nel 1956 nacque la Biblioteca Comunale “Carlo Venturini” e il materiale librario iniziale corrispondeva a quello che oggi è denominato “Fondo Antico”: ufficialmente dei 5428 titoli 4200 erano del fondo Venturini, oltre a cinque casse di lettere, autografi, manifesti e diplomi di vario argomento.

Nel 1974 mentre erano in corso un nuovo riordino e una catalogazione sistematica dell’intera raccolta, avviati nel 1973, si verificò un furto di monete, medaglie, armi, argenterie e bronzetti prontamente poi recuperati su segnalazione anonima alle forze dell’ordine.

Questo evento spinse l’Amministrazione a trasferire in custodia presso un istituto di credito il materiale più prezioso (tabacchiere d’oro e d’argento, orologi d’oro, collane e orecchini, spille con brillanti, anelli d’oro, ecc.) e i restanti oggetti di valore furono trasferito nell’archivio comunale. Nella casa di via Bassi restarono solamente il nucleo naturalistico, sistemato nelle vetrine originali e poco altro materiale di minor valore.

L’allestimento originario del museo, totalmente compromesso dallo smembramento della raccolta, e dall’utilizzo per altre funzioni dell’antico contenitore, non potrà mai essere più ricostruito.

Questa significativa testimonianza tuttavia non è stata condannata al definitivo silenzio e così negli anni ’80 l’Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, come intervento propedeutico ad un completo recupero e ad una sua valorizzazione, finanzia ed esegue operazioni di riordino, di restauro e di catalogazione scientifica del materiale.

Tutto questo preziosissimo lavoro ha generato due mostre nel 1982 e 1983 intitolate “Carlo Venturini tra collezionismo ed antropologia”, tenutesi rispettivamente a Bologna in Palazzo Pepoli Campogrande e a Massa Lombarda nella Chiesa del Carmine; tutto il materiale esposto è stato pubblicato in un catalogo..

Le esposizioni suddette devono essere considerate un primo contributo metodologico ad una definitiva collocazione della raccolta in una sede permanente che il Comune di Massa Lombarda ha individuato nell’oratorio della Beata Vergine Assunta in cielo, destinato ad ospitare il futuro centro culturale polivalente e con esso l’intero patrimonio storico-artistico della città.

APRE IL MUSEO

Il Museo Civico “Carlo Venturini” apre il 9 aprile 1990 nella sede di via Garibaldi, 22, nell’edificio del XVIII secolo denominato “Oratorio della Beata Vergine assunta in cielo” dove ha già sede dal 1956 la biblioteca comunale fondata sul fondo donato da Venturini.

La realizzazione del Museo corona con successo un lungo lavoro che ha visto impegnati l’Amministrazione Comunale e l’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna, che, a sua volta, ha contribuito con preziosi finanziamenti.

Il Museo rappresenta per Massa Lombarda un altro punto di riferimento che ne arricchisce il tessuto culturale dando una collezione permanente alla preziosa raccolta.

Infatti due istituzioni importanti rappresentano l’identità culturale della città: il Museo Venturini e il Museo della Frutticoltura “A. Bonvicini” che è una testimonianza delle radici “contadine” dove una borghesia illuminata fortemente legata alla terra, all’inizio di questo secolo cominciava la grande avventura della frutticoltura industriale, forte dello sviluppo economico di Massa Lombarda e delle campagne italiane.

Nella relazione illustrativa generale al progetto del Museo Venturini si dice che in un periodo in cui ogni cosa è riproducibile e trasmissibile attraverso i mezzi elettronici in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, l’oggetto, capolavoro genuino e spontaneo, assume il ruolo primario di promotore nella fruizione del luogo d’arte che è il Museo.

Nella corretta ideazione di uno spazio espositivo come il Museo, nelle sue diverse espressioni e tipologie intese come contenuto e come contenitore, requisito fondamentale è il fascino dell’originale.

Della Collezione venturiniana la maggior parte fu trasferita nel nuovo museo in esposizione e nel magazzino, nella casa di via G.B. Bassi rimase il materiale faunistico e naturalistico nelle vetrinette originali.

Attorno alla metà degli anni ‘80 l’IBC ha curato il riordino, l’inventariazione , la pulizia dei reperti naturalistici (mineralogia, malacologia) e il restauro dei loro arredi lignei, unico segmento di collezione, come si diceva, rimasto intatto nella sede originale.

Nel 1995 è stata così aperta nel Museo un’ulteriore sala a pianterreno con tutto il materiale naturalistico allestito nelle vetrinette restaurate.

Nella prosecuzione di questa intensa attività di recupero e valorizzazione, l’attenzione si è poi concentrata sul “monetiere” contenente 530 esemplari ordinati da Venturini in parte secondo una disposizione cronologica e in parte seguendo tipologie classificatorie codificate nella manualistica del tempo.

Il minuzioso e difficile lavoro di studio e schedatura da parte delle dottoresse Fiamma Lenzi e Maria Luigia Pagliani dell’Istituto Beni Culturali ha portato ad una prima parziale esposizione della collezione numismatica nella mostra “Il Bazar di Carlo Venturini” del 1995 e in seguito alla pubblicazione del Catalogo delle monete antiche della Collezione Venturini, nel 1997.

Occorre inoltre ricordare l’apertura, che darà maggior risalto all’istituzione, nel 1997, accanto alla sala del Museo, della Pinacoteca AUSL con l’esposizione del patrimonio pittorico di proprietà delle Opere Pie massesi poi passato al Comune di Massa Lombarda e quindi all’Azienda Sanitaria a seguito del decreto legislativo 502/94..

Altra tappa importante da segnalare, per questa fase del Museo, è la pubblicazione nel 1999 del Catalogo delle opere grafiche e pittoriche della Collezione comunale di Massa Lombarda, risultato del lavoro di studio e di ricerca della Dott.ssa Caterina Spada, su incarico dell’Istituto dei Beni Artistici e Naturali della Regione.

Questo organico strumento di conoscenza e di diffusione di quanto conservato nel tempo si lega anche al Museo in quanto una sezione cospicua riguarda proprio le opere della Collezione Venturini, con introduzione sull’autore e raccolta e schede dei vari dipinti.

Altro aspetto importante riguardante i Musei massesi è l’attivazione alla fine del 1987 del Sistema Museale della Provincia di Ravenna. L’insieme dei musei dei Comuni della Provincia (secondo in ordine di grandezza solo a quello della provincia di Bologna) di grande valore culturale e di notevoli potenzialità di sviluppo, veniva organizzato in un sistema integrato in grado di operare su diversi livelli di intervento (dal coordinamento, alla promozione e valorizzazione dei musei, alla schedatura e catalogazione dei reperti, alla conservazione, al restauro, all’impiantistica di sicurezza, alla didattica e formazione del personale) e di avvalersi di un Comitato Scientifico operativo composto dai responsabili dei Musei dei Comuni convenzionati.

Il sistema si è poi via via esteso con l’ingresso di altri musei, ha attivato un laboratorio Provinciale per la Didattica, ha ideato una collana di monografie dedicate alle varie realtà, ha progettato e iniziato la pubblicazione di un notiziario periodico, ha organizzato Convegni e corsi, di aggiornamento, gestendo e distribuendo contributi provinciali e regionali. A tutt’oggi le realtà museali facenti parte del Sistema Museale della Provincia di Ravenna sono 37 (tra privati e pubblici) da 14 iniziali e se ne possono leggere le caratteristiche nella Guida del sistema, aggiornata periodicamente.

IL NUOVO CENTRO CULTURALE

Il desiderio di Carlo Venturini di vedere le proprie collezioni esposte in un museo, a disposizione dei propri concittadini, è stato esaudito con l’apertura della sede di via Garibaldi.

Questa sede, in parte già occupata dalla Biblioteca dal 1956, si è rivelata negli anni troppo angusta per le istituzioni comunali: spazi poco funzionali per la biblioteca, barriere architettoniche presenti nel Museo, penalizzato anche da una mancanza di spazi per le collezioni e per i servizi ad esso collegati.

Il patrimonio storico e artistico non ha ancora quindi una collocazione definitiva con una conseguente reale valorizzazione, auspicata in più occasioni dall’Istituto dei Beni Culturali della Regione.

La citata valorizzazione richiede pertanto l’individuazione di una sede adeguata per rappresentatività e per tipologia edilizia: l’Amministrazione Comunale decide perciò, nel 1997, attraverso un incarico, di effettuare un’analisi del patrimonio edilizio monumentale presente nell’area centrale della città al fine di verificare la possibilità di accogliere in un unico edificio, quindi con un evidente risparmio in termini gestionali, le principali strutture culturali di Massa Lombarda.

Viene individuato come edificio adatto a divenire sede del “Museo della città” Palazzo Bonvicini, nel centro storico. La sua costruzione originaria nel corso principale si fa risalire al grande sviluppo urbano del periodo estense, ovvero al XV secolo, come dimora di Caterina Sforza.

A metà dell’Ottocento apparteneva alla marchesa di Valmara vedova Todeschini e da questa famiglia si ritiene sia passato a Bonvicini.

Oltre al valore architettonico dell’edificio esso si presta alla nuova funzione anche perchè è una summa di quello che è la storia di Massa Lombarda: è l’abitazione di Adolfo Bonvicini, figura fondamentale per la città legata per moltissimi anni alla frutticoltura industriale di cui egli fu promotore indiscusso. Inoltre la struttura del palazzo, di gusto molto strano, mischia quelle sovrapposizioni di gusto, caratteristica anche della collezione Venturini.

A questo punto individuato l’edificio, predisposto un progetto di ristrutturazione e di utilizzo delle sue varie parti per le varie istituzioni e servizi , parte un dibattito sull’opportunità o meno di acquistare tale struttura.

Tra spinte in avanti, momenti di immobilismo, fasi di riflessione e valutazione, inviti a rivedere i piani, proposte alternative ecc. il progetto non arrivò ad una conclusione pratica.

In ogni caso l’Amministrazione Comunale, fedele all’impegno di trovare una sede al Nuovo Centro Culturale, approfittò del trasferimento in una nuova sede della scuola materna comunale, individuando nella vecchia sede, “il Pueris Sacrum”, l’edificio ad hoc.

La struttura è un interessante esempio di costruzione Liberty realizzata allo scopo preciso di ospitare l’asilo della città e fu inaugurata il 6 novembre 1910.

Tra i soci onorari per lasciti e oblazioni, oltre ad altre personalità di spicco della città, figurava anche Carlo Venturini che donò la somma di £ 10.000, a conferma che, pur assente, ebbe sempre per la sua città vigile il pensiero.

Col progetto di ristrutturazione e di riutilizzo presentato dagli Architetti Riccardo e Maddalena Miano, con il contributo di una Commissione Tecnica e Scientifica presieduta dal Sindaco e da esperti e responsabili di vari uffici dell’Istituto Beni Culturali, della Provincia di Ravenna e del Comune, si è inteso realizzare nell’edificio un Centro Culturale integrato, in cui i tradizionali concetti di “Biblioteca” e “Museo” hanno assunto una rinnovata valenza in accordo con quanto previsto dalla legge regionale n°18/2000 e in rispetto alla volontà dell’Amministrazione Comunale.

Cogliendo l’opportunità offerta dalla disponibilità di un manufatto storico, di pregio, per tradizione caro ai cittadini massesi, e di proprietà comunale, si è voluto riunire in un solo luogo, da un lato diversi servizi tra loro strettamente correlati, ubicati prima in sedi separate (Biblioteca Civica, in via Garibaldi – Biblioteca per ragazzi “Il Signor Oreste”, in via Risorgimento), dall’altra si è voluto ricomporre interamente la Collezione Venturini, esposta in precedenza solo parzialmente in via Garibaldi, in apposita sede, insieme alla Biblioteca, con cui costituisce il Centro Culturale Carlo Venturini.

Oggi in questo luogo dal colloquiare di libri, oggetti, dipinti, scaturiscono innumerevoli suggestioni che suggeriscono al lettore/visitatore infiniti percorsi.